L’amore si rinnova?

di Giovanni del Mastro – psicoterapeuta


Continuando l’articolo  pubblicato e intitolato  “l’amore, questo  sconosciuto”, proviamo a vederlo in una dinamica di relazione a due e  di capire  in che cosa consiste  e quali sono i sentimenti, le emozioni e i comportamenti che ci portano a dire che è una relazione d’amore.

Quando in una relazione di coppia si dice che  l’amore si è spento ( spesso onde rinnovarlo con un nuovo partner), bisognerebbe domandar loro cosa hanno compreso e cosa  hanno vissuto dell’amore?

Noi sappiamo che se una persona non si accetta, non si vuole bene  e non ama se stesso, non potrà mai amare nessuno. Eppure, quasi sempre, si ha la pretesa di  voler trovare qualcuno che sia disponibile ad amare una  persona che non si accetta, che non si vuole bene.

Siamo di fronte ad un paradosso, quello di pretendere che qualcuno ami una persona che di per sè non si ama. Ed allora cominciamo da capo. Alla base dell’amore, in una coppia,  ci vuole un ingrediente:  il rispetto di se stessi. Esso nasce  dall’accettarsi per quello che si è imparando giorno per giorno a  volersi bene (imparare a preservarsi dai pericoli e proteggersi soddisfacendo i bisogni primari necessari che portano alla realizzazione di se stessi).

Possiamo quindi dire che le condizioni per uno corretto sviluppo  dell’amore di coppia sono:

L’accettazione di sé il volersi bene, non si può cercare nell’altro ciò che manca a livello di autostima e di interesse nei propri confronti: si dipenderebbe esclusivamente dall’altro, condizione inaccettabile, perché non si verificherebbe il così detto Scambio, (condizione necessaria per avviare una corretta comunicazione affettiva con l’altro);

L’accettazione dell’altro significa avere interesse nello scambiare con un’altra persona, avendola accettata con tutti i suoi aspetti positivi ed anche  con quelli non propriamente positivi che però  rendono possibile la connotazione della persona stessa come unica e non ripetibile.

Diceva Russo (medico psicoterapeuta e fondatore della S.F.P.I.D.: “l’amore è una comunicazione lenta e costante che si apprende durante tutto il percorso della vita. Quando si determinano quegli interessi affettivi, di dialogo e di intimità per il piacere crescente (perché deve aumentare nel tempo) di stare insieme e di mettere l’altro in una posizione importante nei propri pensieri”.

Non al centro (perché al centro dei propri pensieri bisogna mettere se stessi), però in una posizione importante poiché, nel momento in cui si pensa al partner in una maniera quasi esclusiva, è bene sapere che lo si fa per il piacere di provare una gratificazione personale. Occorre quindi pensare che “ l’altro mi serve, mi è utile ed io non lo devo danneggiare, anzi me lo devo curare come si fa con gli oggetti preziosi”.

Quando si spegne l’amore?

• Quando non si è mai creato una comunicazione corretta basata sul rispetto e sull’accettazione dell’altro per quello che è e non per quello che sarà.

• Quando, per vari e molteplici motivi non si alimenta più un rapporto; possono esserci motivi geografici e cioè quando si vive lontani… o di lavoro, per cui non si riesce più a “scambiare” e ad avere quel benessere che si riusciva ad avere prima. Viene a mancare lo scambio. In effetti è più corretto dire che si spegne il rapporto piuttosto che l’amore!

• Quando non si sa come si “sviluppa” un rapporto d’amore, di conseguenza viene meno il concetto della novità, il gusto della novità e tutto diventa una routine.

Anche il fare l’amore insieme, quando poi si conosce l’altro nella particolarità degli atteggiamenti di un rapporto sessuale, dopo un po’, se non c’è una compartecipazione che metta alla base il rispetto,  l’accettazione, la bellezza del dialogo e l’uso della propria personalità al meglio, diventa un’abitudine… a meno che non ci sia una creatività interiore, il che è possibile quando due persone “funzionano”,  perché sono interessate a costruire e vivere un rapporto insieme. Altrimenti con il tempo, esaurita la curiosità sessuale,  si diventa due estranei.

Il rapporto di coppia, così come il rapporto con la propria identità (comunicazione con se stessi) comunque risente di come noi conduciamo la nostra esistenza e quindi della qualità della nostra vita. Questo periodo storico è un po’ confuso perché coesistono,  come un coacervo di difficile integrazione, residui di sistemi educativi retrivi ed autoritari con nuovi geni di anarchia che pretendono di proporre un’assenza quasi completa di regole e, in mezzo, vivono persone che cercano “col lanternino” una strada che valga la pena di percorrere…

Tutto ciò genera confusione!

Ed allora dovremmo consigliare ad ognuno di indirizzare la propria  ricerca nel tentativo di costruire il proprio futuro con progetti a breve, medio e lungo termine. Tale ricerca determinerà un miglioramento sostanziale del proprio essere, creando il benessere interiore e quello circostante alla persona.

Occorrerà rispettare quello che Russo diceva: le tre otto (otto ore per dormire, otto ore per lavorare e otto ore per fare tutto il resto). Spesso però ci si trova a vivere, per scorretti apprendimenti,  in una condizione di difficile equilibrio tra il produrre lavoro ed il costo che questo lavoro ha. Ogni nostra azione ogni nostro impegno consuma dell’energia, bruciando attimi di vita che non torneranno indietro. Anche il lavoro che ci piace di più  crea questo dispendio sottraendo tempo a quanto altro potremmo fare nella nostra giornata, settimana o vita. Quindi, ognuno di noi sente dentro, anche se a livello inconsapevole, dei conflitti che partono anche da qui e cioè dal fatto di devolvere “vita” per produrre lavoro. Anche se lo si fa per sentirsi gratificati, per avere dei soldi da utilizzare per appagare i bisogni.

E’ necessario creare un equilibrio tra tutto questo. Occorre sì lavorare onde gratificarsi con quei soldi che servono per appagare i bisogni che ci migliorano la qualità della vita, ma lo si deve fare senza trascurare le altre necessità.  Infatti,  se lavoriamo molto (non rispettando le tre otto) si riduce la  vita da godere; se non lavoriamo abbastanza non saremo gratificati né in termini economici né nella possibilità di appagare determinati bisogni.

La ricerca della situazione ottimale non è facile. Ed il perdurare nell’errore ci distoglie sia dal migliorare il rapporto con noi stessi, sia dall’investire energia e tempo nel rapporto di coppia. Anche per questo motivo, nelle coppie che avrebbero tutte le carte in regola per poter funzionare, il rapporto è destinato a logorarsi.

La giornata per molte persone comincia  alle 7- 8 di mattina e poi viene occupata da almeno 8 ore nell’attività lavorativa. Poi ci si dovrebbe  rendere disponibili per soddisfare le esigenze dei figli. Poi non mancano imprevisti quotidiani. Otto ore servono per dormire. Quanto tempo resta da condividere insieme al partner in maniera utile e gratificante? Quanta energia rimane a disposizione per se stessi e  per idee nuove e positive. Molte volte non resta nulla o poco sia di tempo che di energia. Ecco quindi, che  lo stare insieme al partner  diventa un’insoddisfacente  routine.  E tutto per un errore di valutazione.

Perché tutto questo?

Perché secondo  le leggi della natura  prima viene la nostra identità, poi viene il partner, poi i figli. Il rispetto di tale ordine decrescente è fondamentale anche per il corretto  rapporto di coppia.

Uno dei problemi che più spesso si ripetono nella vita di coppia è quello dovuto al lavoro. Su questo piano l’uomo e la donna partono su posizioni paritarie. Ed occorre constatare che pur quando lo scambio è buono tra i coniugi è lo stesso partner, che preso dal lavoro, si sottrae alla creazione di una buona comunicazione affettiva limitandosi soltanto ad un rapporto formale……

Viene qui riportata una conversazione tra un analista e un analizzato durante una seduta di analisi pubblicata su sito Web Lastradaweb:… “Al mio attuale partner, direi che avrei voluto dargli molto di più (e ci ho provato!!!), ma siccome lui, di fronte ad alcuni miei slanci di entusiasmo e di amore, mi ha dato spesso delle frustrazioni, ho fatto sì che il rapporto diventasse come lui lo ha voluto!!! Io avrei voluto mettere il nostro rapporto al centro della nostra vita, ma lui non me lo ha permesso…. ha paura…. si ribella… “scalcia” (si fa per dire!) Ma chi me lo fa fare? L’altro giorno, per esempio, gli avevo chiesto di andare a letto presto (non di certo per dormire!). Mi sono sentito dire: “Così presto? Alle 22:30?” Risultato: siamo andati a letto quasi a mezzanotte, gli ho dato la buonanotte E BASTA!!! Lui ragiona così perché, per quello che sono i suoi impegni, al mattino si può permettere di dormire, io no, DEVO alzarmi, ho delle esigenze che ormai hanno creato anche delle abitudini e che mi portano a fare i conti con una vita più “normale” della sua in cui gli impegni partono dal mattino…. Quindi la notte devo dormire!!! Non gli dico niente e non mi dispero….

Ma non sarebbe meglio dialogare?

Sicuramente è una cosa che gli dirò, però, se si sentirà andare in crisi, reagirà male. Io amo fare l’amore di giorno e lui di notte. Io ho bisogno, al mattino, di sentirmi riposata, devo lavorare ed essere perfettamente efficiente; ho una vita molto più intensa della sua e lui dovrebbe rispettare i miei tempi e le mie esigenze visto che sono più pressanti delle sue; quando è lui ad avere qualche impegno lo mette davanti a tutto e lo “difende” a spada tratta, però non può paragonare la sua vita alla mia… tra la figlia, il lavoro, la famiglia d’origine, le esibizioni dal vivo…. un tran tran incredibile!!! Questa è la mia vita, me la sono scelta, è stancante, ma è questa! “

In queste situazioni occorre necessariamente trovare un equilibrio soddisfacente per ambedue i coniugi. Lo stare insieme prevede dei reciproci adattamenti che è bene vadano nella direzione oggettivamente migliore perché altrimenti ognuno dei due potrebbe dire: “adattati a me!” 

La situazione oggettivamente migliore è quella più aderente alle Leggi di Natura.

Per legge di natura si vive svegli di giorno o di notte?  Di giorno!

…e per un motivo semplice: il giorno è illuminato dai raggi solari i quali ci attivano la produzione di vitamine (ed altre sostanze) che noi possiamo sintetizzare fino ad un certo punto, dopo di che abbiamo bisogno del catalizzatore energetico solare. Quindi, la Legge di Natura vuole che noi stiamo svegli di giorno. Ciò è inconfutabile!…che poi l’essere umano sia in grado di restare sveglio anche di notte, lo deve al fatto che molti nutrienti alimentari li assume per compensare, magari, carenze vitaminiche da vita notturna.

L’adattamento verso sistemi più corretti prevede una vita più sana, vissuta dall’alba al tramonto; l’ideale sarebbe viverla, come facevano i contadini una volta, dalle 6,00 del mattino alle 20,00 di sera, ma la società attuale, dei consumi, non lo rende possibile perché molte volte si finisce di lavorare la sera tardi…. Anche qui bisogna adattarsi.

All’interno di regole corrette, poi ognuno stabilisce le proprie condizioni migliori. Può anche succedere, di tanto in tanto, di sconvolgere gli orari “normali”, ma se diventa un’abitudine, tutto il ciclo biologico (infatti si parla di cronobiologia) che regola le funzioni del nostro organismo secondo alcune fasce orarie, si sfasa, per cui il nostro cervello sarà “attivo” più tardi, gli ormoni che conciliano il sonno si attiveranno a notte molto fonda o addirittura la mattina presto e così via… Siamo meccanismi complessi, regolati da equilibri che dovrebbero essere associati alle Leggi di Natura. Quando viviamo lontano dalle Leggi di Natura ne paghiamo le conseguenze. Questo per tornare al discorso di prima secondo cui è importante, in una coppia, sapersi adattare alle esigenze dell’altro tendendo però verso un miglioramento: altrimenti cosa fai? Se il tuo partner si droga, ti droghi anche tu? Purtroppo, per alcuni succede anche questo!!! Bisognerebbe educare l’altro! Quando si parla di amore, bisognerebbe partire dal concetto di affettività e l’affettività va alimentata ogni giorno soprattutto per se stessi. Quanto il tuo partner lo sa? Bisogna chiederglielo! Perché se il partner alimenta l’affettività allenandosi ogni giorno ne avrà per sé e per te. Quando invece, questa alleanza affettiva è scarsa allora si diventa molto schivi nell’accettare manifestazioni connotate da intensa affettività e questo porta inesorabilmente ad avere una bella casa,  però è una casa fredda arida, spigolosa, senza sorrisi rassicuranti, etc.  Ecco che questa  situazione può non solo degenerare in una malattia fisica ma porta anche ad una esplosione del rapporto la cui migliore soluzione sembra essere quella di cambiare partner.

E’ quindi necessario, prima di pensare a cambiare partner, imparare a dialogare con se stessi e con l’altro nel rispetto delle tre otto e delle leggi di natura. La soluzione è nello spiegare al partner quello che senti, quello che provi, il fastidio che stai vivendo,  non  come un atto d’accusa,  bensì come bisogno di capire per poter accettare.  Solo se in una coppia non si può fare questo non ci sono i pre-requisiti perché si resti insieme.


Tratto dalla sezione “Benessere in Condominio” de “Il Condominio Nuovo”. Per leggere molti altri interessanti articoli collegati a: shop.ilcondominionuovo.it e abbonati alla rivista

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