L’amore questo sconosciuto

di Giovanni del Mastro – psicoterapeuta – ilcondominionuovo.it


L’educazione all’amore, ai sentimenti è la cenerentola della pedagogia. Nessuno se ne cura. Esso cresce come può, di diritto, di traverso o a casaccio. A scuola, e spesso pure a casa, si agisce come se non esistesse. Maestri e genitori riservano tutte le loro cure  all’educazione ed al sapere ma, nulla fanno per l’affettività. Ed è così che pur parlandone tutti, ognuno tende ad attribuire all’amore un significato diverso.  Spesso nemmeno chiaro.

Per cui cerchiamo, ora, di analizzare questo sentimento di per sé molto intricato.

I latini con la parola “amore” intendevano un trasporto quasi involontario: una veemenza ed una passione quasi impensata, un sentimento più animalesco che umano: quasi a voler segnare una differenza tra l’amore dell’istinto e quello della ragione.

Nel dizionario di psicologia a cura di Umberto Calimberti,  Ed. Utet –  l’amore è inteso come un rapporto duale che ha alla base, uno scambio emotivo di diversa intensità e durata, promosso dal bisogno fisiologico  della soddisfazione sessuale  e dal bisogno fisiologico dello scambio affettivo. In tale ottica l’amore è visto come un sentimento di attrazione verso l’altro sesso che determina intorno a sé una concentrazione di interessi, di pensieri  e di azioni. Possono prevalere ora i sensi ora le facoltà spirituali.

Il C.S. Lewin al fine di determinarne le componenti egemoni ebbe a  suddividerlo in diversi tipi:

AGAPE – forma d’amore diretta verso l’altro per favorirne la sopravvivenza e benessere senza attendere in cambio particolari gratificazioni (es. l’amore genitoriale);

AFFETTO – ha le sue radici  nel primitivo attaccamento del bambino alla madre ed in seguito si manifesta con la richiesta di vicinanza dell’altro di familiarità;

PHILA – fonda sull’aspettativa  di gratificazione da parte dell’altro che s’intende ricambiare. E’ un amore che si nutre di sostegno e di attribuzioni di qualità positive dell’altro;

EROS –  trattasi del desiderio sessuale che a sua volta genera il desiderio di possesso e di esclusività, spesso non disgiunto dall’idealizzazione dell’amato oppure da un desiderio di dominio sulla persona.

L’amore come mezzo espressivo dell’energia affettiva.

Un’autonoma visione dell’amore ci è data dalla teoria P.E.A. (pragmatica, eclettica, analitica) del dr. G. Russo. Secondo questo autore l’amore è la forma di comunicazione più completa che l’essere umano può realizzare nel corso della sua vita. Essa consiste nel trasmettere l’energia affettiva che ogni soggetto ha potenzialmente dentro. Quindi l’amore è visto come energia affettiva che l’essere umano deve esprimere per sentirsi appagato.

E’ così che l’amore diventa essenza della vita. Così come si cerca il cibo, l’aria, ecc.  per il corpo così è necessario l’amore per la psiche. Dice il dr. Russo: “se non esistesse la psiche, l’amore non esisterebbe, perché nessuno lo potrebbe né trasmettere né ricevere”.

L’amore ha bisogno degli stimoli esterni per

svilupparsi prima e poi per essere utilizzato. In altre parole abbiamo bisogno dell’affettività cinetica: carezze, coccole, sguardi dolci, attenzioni, rispetto, considerazione, gentilezze, odori gradevoli, empatia, ecc.. Ciò perché si possa produrre quella vasta gamma di sentimenti, passioni, emozioni, che sono appunto i derivati dell’affettiività.

L’energia potenziale si trasforma in calore attraverso i sensi. Infatti, la carezza trasmette calore, si ricordano i più famosi brividi di piacere. La carezza del nostro innamorato ci procura una sensazione piacevole di calore, mentre la mano di una persona sgradita ci procura fastidio se non addirittura dispiacere.

Ciò che non si è provato non lo si può trasmettere. 

Tutti abbiamo bisogno di esprimerci con i sentimenti in tutte le relazioni umane, ma se non ci viene insegnato, se non siamo abituati a farlo l’energia affettiva rimane bloccata dentro  ed a lungo andare crea danni irreversibili che si  manifestano sia a livello organico: disturbi; che a livello psicologico: disagi.

Quindi scambiare affettività è necessario. Gli sguardi, i sapori, gli odori, l’attenzione degli altri, il rispetto, la donazione, le gentilezze attivano dentro di noi l’energia che  si colora a sua volta in vari modi, facendo nascere: i sentimenti, le passioni, gli odii e gli amori. Tutti derivati dell’affettività.

Per cui l’amore è il mezzo espressivo più completo dell’energia affettiva psicofisica che si realizza attraverso le parole, i baci, gli sguardi, le carezze, il sesso, ecc. Senza queste manifestazioni la stessa vita diventa un deserto freddo ed arido.

Se ora consideriamo che mai nessuno ci ha insegnato tutto questo, l’inespressione dell’amore è causa di numerose difficoltà di cui oggi soffre una moltitudine di giovani.

Occorre, pertanto, apprendere che l’amore è uno scambio che non può essere represso. Attraverso di esso, infatti, veicoliamo: affetto – energia che produce calore, piacere, ecc. Ora, se questo non lo si apprende correttamente, succede che l’energia affettiva di ognuno non si trasforma mai in amore e rimane bloccata dentro producendo tutta una serie di difficoltà o sofferenze varie: carenza di comunicazione affettiva, ovvero relazione scorretta  con gli altri.

A tale fine occorre chiarire che la natura umana, costituita da energia, prevede attivazioni continue, sia che giungano dal mondo esterno veicolate dai cinque sensi, sia dal mondo interno: ricordi, sensazioni passate, ecc. Il primo oggetto d’amore del bambino è la madre, cioè quella persona che appaga i suoi bisogni con  tenerezza. Il bambino sperimenta la gradevolezza dei suoi occhi, delle sue parole, delle sue carezze. Il suo profumo, la dolcezza delle sue parole gli risvegliano sensazioni piacevoli. Nella vita cercherà e riconoscerà tali sensazioni emanati all’insegna dell’affettività positiva e sarà in grado di usarle nelle relazioni con gli altri, scambiandole. Avrà così in risposta: accettazione, amore, calore, ecc. Ricordiamoci che le parole sono i veicoli dell’energia (affettiva, neutrergica (cognitiva) e aggressiva) che a sua volta può essere positiva, negativa e mista. Poiché saranno queste parole ad incidere nella mente di ogni bambino i suoi caratteri essenziali che poi saranno usati nella relazione con gli altri.

In realtà mentre all’inizio tutti sono disponibili a dare al  bambino parole dolci e carezze, man mano che egli cresce sembra quasi che non sia più giusto fornirgliele.  Subentra un falso sentimento di vergogna che impedisce di avere tali comportamenti e nei confronti dell’adulto esse scompaiono totalmente sopraffatte dalla vergogna

Ed allora accade che l’adulto le va a cercare e si ferma là dove le trova. Fino a farle diventare il grande amore.

In realtà non ha trovato che ciò che gli serve.

Quello che si è detto per le parole vale anche per gli altri sensi: olfatto, tatto, gusto, udito. Per cui se egli le riceve gli sarà più facile adattarsi all’ambiente ed interagire con gli altri, egli sarà così più disponibile a nuove esperienze, ed sa  lasciarsi penetrare dai messaggi sviluppando una personalità armonica.

Il contrario avviene in caso di affetto aggressivo negativo o affettivo negativo o conflittuale, ricattatorio: la vita diventa frustante con grosse difficoltà di adattamento. Ed allora spesso i giovani alzano barrire difensive e  si rifugiano nei sogni, chiudendosi ai messaggi che arrivano dall’esterno. Questo comporta un carente sviluppo della personalità con conseguente strutturazione disarmonica della stessa.

In conclusione, i bambini imparano ad amare se i genitori li amano per quelli che sono e non per quelli che possono diventare. Ricordiamoci diceva il dr. Russo: “Ciò che non si è provato non lo si può trasmettere”. 

Molte persone usano affettività aggressiva e  si mascherano dietro uno schermo di perbenismo o superiorità. Costoro però non possono poi pretendere un ritorno in termini di affettività e di accettazione.  Essi vivono l’affettività come una condizione, ne raccattano un poco qui e là e la vivono nel nome del dover fare qualcosa per meritarla. Ora, se questa condizione-ricatto non la si desidera, occorre liberare la propria. Anche la cultura sembra indurci a manifestare durezza e non quello che si è e cioè un essere umano che deve scambiare la propria affettività positiva. E ciò non significa essere deboli o indifesi.

Insomma, occorre attivare il bisogno d’amore attraverso le  stimolazioni esterni.  Quando esse non si trovano si cercano altre forma di appagamento, spesso anche dannose per la salute: fumo, alcol,  droghe, ecc. L’affettività è un bisogno essenziale senza il quale l’uomo si lasica morire. Questa energia affettiva, dice il Russo, dopo l’elaborazione del pensiero, si trasforma mediante apprendimenti in emozioni: sentimenti, passioni, umori, ecc. Quindi l’amore altro non è che le diverse espressioni dell’energia affettiva in entrata, in elaborazione, ed infine in uscita. E’ cioè l’essenza della vita di relazione con sè stessi e con gli altri.

Così come si cerca il calore per il corpo così occorre cercare l’amore per la psiche.  Sono queste manifestazioni provenienti dall’esterno e dall’interno e poi anche dall’interno verso l’esterno che determinano il corto circuito dell’amore.


Tratto dalla sezione “Benessere in Condominio” de “Il Condominio Nuovo”. Per leggere molti altri interessanti articoli collegati a: shop.ilcondominionuovo.it e abbonati alla rivista.

Condividi:

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *