La piscina naturale

tratto da: “La piscina naturale” di Maurizio e Claudio Vegini                                       S.E. Esselibri Simone 2011


Cosa è una biopiscina 

La piscina naturale detta anche biopiscina o laghetto balneabile è un piccolo ecosistema acquatico tecnicamente supportato in cui sono presenti reti alimentari semplificate che, anche in ambienti antropizzati, determinano un arricchimento floristico e faunistico e quindi un incremento della biodiversità.

In essa si instaura, in parte spontaneamente ed in tempi variabili, una comunità micro e macro biologica (batteri, protozoi, zooplancton, artropodi, anfibi, fitoplancton, alghe, piante acquatiche) che rende l’ambiente estremamente naturale.

Costituisce sicuramente una alternativa bio-sostenibile ed ecologica alla piscina tradizionale e, soprattutto in contesti con forti esigenze di conservazione ambientale, può rappresentare un importante elemento di salvaguardia di alcune specie di organismi (dalle libellule agli anfibi per citarne alcuni).

La presenza della flora tipica dell’ambiente acquatico e dei microrganismi, consente l’instaurarsi di meccanismi naturali di filtrazione dell’acqua e di depurazione che nel complesso sono definiti fitodepurazione; si realizza in tal modo un processo di “rigenerazione” dell’acqua che interessa sia le componenti chimiche che biologiche.

I processi che rendono possibile la rigenerazione delle acque delle piscine naturali sono gli stessi che avvengono in natura nei corsi d’acqua e nei laghi. Si fa riferimento alla degradazione della sostanza organica attraverso attività biochimiche che rientrano nel ciclo del carbonio e producono composti che costituiscono una parte rilevante del ciclo dell’azoto. Con tali processi, che richiedono la presenza di ossigeno, si trasformano i composti azotati prodotti dalla decomposizione della sostanza organica in composti quali i nitrati che possono essere utilizzati dalle piante superiori per la loro crescita e quindi asportati dall’acqua.

Un’altra importante attività ai fini della rigenerazione dell’acqua è la competizione microbiologica e macrobiologica che contrasta la presenza di batteri patogeni e contribuisce a tenere sotto controllo le alghe unicellulari. La filtrazione viene effettuata dalla microfauna e microflora acquatica che si sviluppa nelle ghiaie e nelle zeoliti della zona di rigenerazione e dell’eventuale laghetto di sorgente. Le piante acquatiche, oltre ad avere una funzione estetica, assorbono l’azoto e il fosforo disciolto nell’acqua in modo da ridurre la possibilità di eutrofizzazione contribuendo a contenere lo sviluppo delle alghe, mentre le piante sommerse aiutano a mantenere ossigenata l’acqua.

Il risultato è la presenza di acqua limpida e senza odore di cloro, di una vegetazione che non ha nulla da invidiare a quella spontanea che cresce in un grande stagno o lungo le rive di un fiume e di una comunità di altri organismi animali di piccole e medie dimensioni.

Il fascino che caratterizza una biopiscina deriva dalla sua naturalità che la distingue da una piscina “tradizionale”. Questa caratteristica determina la grande differenza nella gestione tecnica tra le due tipologie. In entrambe si persegue l’obiettivo prioritario di garantire condizioni igieniche ottimali alla balneazione ma, mentre nelle piscine ‘tradizionali’ si ricorre prevalentemente a prodotti chimici di diverso tipo per creare un ambiente il più possibile sterile, nelle piscine naturali si crea un ambiente biologicamente “vivo” ed equilibrato. Questo consente di evitare l’introduzione di prodotti a scopo igienizzante e di ridurre all’indispensabile l’apporto di prodotti (si ammettono limitati interventi di concimazione e l’introduzione di preparati batterici).

Tali caratteristiche determinano una più accurata gestione; infatti nella biopiscina da un lato cerchiamo di avere un’acqua di ottima qualità, e dall’altro desideriamo che la piscina sia viva, caratterizzata da una vegetazione rigogliosa e da un aspetto naturale. Soddisfare le due esigenze richiede una particolare attenzione: per esempio quando teniamo molto basso il contenuto di sostanze nutritive per cercare di contrastare lo sviluppo delle alghe indesiderate, spesso si determinano carenze per le piante acquatiche, in particolare per quelle con elevate esigenze nutritive (es. ninfee, fiori di loto, ecc.) che rispondono con crescita stentata e a volte con la morte.

La biopiscina, essendo un sistema naturale, richiede tempi variabili per il raggiungimento di un buon equilibrio ecologico; tale equilibrio è molto delicato e molto spesso specifico per ogni ambito. Ogni piscina deve quindi essere considerata a tutti gli effetti una individualità, con caratteristiche peculiari che la rendono diversa dalle altre. L’altitudine, la latitudine e l’esposizione sono alcuni dei fattori del clima che determinano specifiche caratteristiche dell’ambiente; il tipo di acqua (caratteristiche chimiche e fisiche), sia di riempimento che della piscina stessa, la vegetazione, la micro e macro fauna agiscono direttamente sull’equilibrio della piscina determinando, come già detto, una specificità del microambiente.

In tale contesto l’intervento dell’uomo deve pertanto essere rispettoso dell’ambiente che si sta creando sfruttando la tecnologia e l’esperienza per “modellarlo” secondo le esigenze.

Nella fase di avvio delle piscine naturali può verificarsi lo sviluppo di organismi che più di altri si adattano a condizioni ambientali non ottimali, fra questi, alghe che possono ricoprire con patine mucillaginose le superfici solide o alghe unicellulari che colorano l’acqua di verde. Solo successivamente al raggiungimento dell’equilibrio biologico queste alghe tendono a scomparire per essere rimpiazzate da altri organismi vegetali (anche alghe di altro tipo, per esempio quelle filamentose, che pur non sempre gradite sono indice di un sistema biologico funzionante).

Nel 1953 nacque a Graz, in Austria, la prima piscina naturale per opera di Gottfried Kern, un vivaista specializzato in piante acquatiche: il suo laghetto decorativo (in tedesco ‘Badeteich’) di 24×8 m, era costituito da una zona balneabile separata dal giardino acquatico con parti in legno, trampolino, zona per i bambini e spiaggia in sabbia.

Nel 1976 fu la volta di Richard Weixler, professore di biologia, che realizzò un laghetto balneabile naturale (‘Natur Schwimmteich’) di 1.000 m2 (di cui 200 balneabili), dove la qualità dell’acqua era controllata da processi naturali.

Da quel momento in poi il sistema biopiscina ha avuto una rapida diffusione e un grandioso successo soprattutto nei paesi di lingua tedesca e mitteleuropea.

Si stima, infatti, che da allora siano state costruite più di 20.000 piscine in Austria, 8.000 in Germania, 1.500 in Svizzera e numerose anche in Italia, Belgio, Olanda, Ungheria, Francia, Russia, Costa Rica e Cile (fonte: Natural swimming pools di M. Littlewood, 2005). Anche in Italia, solo da alcuni anni, si stanno apprezzando i grandi vantaggi di questo tipo di piscine.

Differenze rispetto alle piscine tradizionali

La principale e più evidente differenza tra una piscina tradizionale ed una biopiscina è che quest’ultima è un sistema vivo costituito, come già detto, da una comunità di esseri viventi che è parte integrante del sistema e ne caratterizza l’aspetto, il funzionamento e la manutenzione.

Entrando più nel dettaglio si possono elencare ulteriori differenze quali:

• totale assenza di prodotti chimici igienizzanti quali cloro, bromo, ossigeno, flocculanti, alghicidi e altre sostanze, alcune delle quali possono creare allergie nei bagnanti;

• ottimo inserimento nel contesto ambientale, tanto che è possibile realizzarle anche in zone soggette al vincolo ambientale;

• aspetto estetico estremamente gradevole durante tutto l’anno (fioriture delle numerose piante acquatiche durante la stagione vegetativa e aspetto particolarmente ornamentale anche nel periodo invernale). Inoltre le biopiscine non vanno coperte nè svuotate durante la stagione autunno-invernale;

• la piscina tradizionale si può definire in un certo senso una piscina statica,

sempre uguale: non c’è nessuna variazione tra estate e inverno, tra primavera e autunno. La piscina naturale, invece, è dinamica in quanto ogni stagione si caratterizza per particolari colori e fioriture. È una piscina da guardare, gustare, meditare (nessuno si soffermerebbe ad osservare una piscina tradizionale se non per tempi molto brevi), la biopiscina è come un paesaggio che muta sotto i nostri occhi: l’arrivo di una libellula, un gruppo di gerridi che pattinano sull’acqua, una rondine che plana per catturare qualche insetto, le piante che mutano i colori con il passare delle ore del giorno, le ninfee che si aprono al mattino per chiudersi nel pomeriggio e riaprirsi il giorno successivo a volte con un diverso colore. Una piscina tradizionale la si guarda, una piscina naturale la si osserva e ogni angolo può divenire motivo di interesse;

• manutenzione sensibilmente differente in particolare per quanto riguarda le piante;

• intensa sensazione di immersione nella natura durante la balneazione.

Per contro la piscina tradizionale, essendo un sistema pressoché sterile garantisce certezza di acqua cristallina e assenza di alghe.

Il sistema del ricircolo dell’acqua

Una o più pompe (il numero dipende dalle dimensioni della piscina) determinano un flusso nella vasca e nelle ghiaie per mantenere l’acqua in movimento ossigenandola e agevolando, quindi, l’attività di depurazione svolta dai batteri presenti nelle zone di rigenerazione. Le stesse pompe, analogamente ad una piscina tradizionale, consentono di asportare i materiali galleggianti presenti nella vasca grazie agli skimmer.

In sostanza, anche se il paragone può apparire azzardato, la biopiscina può essere considerata per molti aspetti come un grande acquario dotato di filtro biologico. La presenza di un sistema di ricircolo forzato dell’acqua potenzia l’attività batterica e quindi migliora le condizioni dell’acqua.

I pro e i contro di questo tipo di piscine

I principali aspetti positivi che rendono particolarmente attraente una biopiscina, in parte già stati citati nel capitolo relativo alle differenze rispetto alle piscine tradizionali, sono:

• la piacevole sensazione di essere letteralmente immersi nella natura durante la balneazione;

• l’aspetto ornamentale grazie alle fioriture delle numerose piante acquatiche in tutta la stagione di balneazione, ma anche in autunno-inverno, quando alcune piante assumono interessanti colorazioni autunnali che permangono fino alla primavera successiva;

• l’ottimo inserimento nel giardino e nel contesto ambientale;

• l’assenza di prodotti chimici nell’acqua quali cloro, antialga, antiflocculanti, ecc., la rendono ideale per i bambini, per chi è allergico al cloro, e per chi non vuole sentire l’odore di cloro perdurare sulla pelle dopo il bagno, avere occhi arrossati, capelli e pelle secca;

• la possibilità di fare del “giardinaggio acquatico” molto più piacevole e meno faticoso del classico “giardinaggio su terra”;

• il ridottissimo impatto ambientale grazie anche ai minori consumi elettrici rispetto ad una piscina tradizionale;

• la possibilità di fare snorkeling in quanto, anche sott’acqua, la piscina è un ambiente vivo particolarmente interessante;

• la variabilità cromatica e morfologica dato che ogni angolo della vasca è diverso per forme e colori;

• il costituire un elemento di grande interesse educativo per i bambini che possono “incontrare” organismi animali e vegetali tipici dell’ambiente acquatico;

• il consentire un prolungamento della stagione di balneazione poiché l’acqua in primavera tende a scaldarsi più velocemente rispetto alle piscine tradizionali e a raffreddarsi più lentamente in tarda estate.

Per quanto riguarda gli aspetti “negativi” è necessario fare una premessa: alcuni di questi sono tali solo per coloro che molto probabilmente non troveranno nella piscina naturale il soddisfacimento delle loro aspettative riguardo pulizia e sterilità dell’ambiente di balneazione. È opportuno infatti ricordare che lo stereotipo di piscina al quale siamo abituati è quello delle piscina “chimica” nella quale l’ambiente è apparentemente asettico, l’acqua è mantenuta artificiosamente limpida anche grazie all’aggiunta di sostanze chimiche (alghicidi, cloro, flocculanti e quant’altro). La presenza di alghe e animali costituisce molto probabilmente uno degli aspetti più problematici nella gestione della piscina naturale: la vista di animali e alghe può determinare in qualche caso una certa diffidenza nell’entrare in acqua. Superata l’iniziale perplessità ed entrati in vasca si inizia a nuotare e ad apprezzare la piacevole e rilassante immersione nella natura. Spesso chi si avvicina a questo tipo di piscina, soprattutto persone non più giovani, riprova, con grande stupore, sensazioni che risalgono alla loro giovinezza, quando il bagno lo si faceva nelle pozze naturali.


Rubrica “Attualità” de Il Condominio Nuovo. Per leggere molti altri interessanti articoli collegati a: shop.ilcondominionuovo.it e abbonati alla rivista.

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