Il Puzzle delle Tasse. Questo articolo potrebbe (si spera) aiutarci a capire meglio.

Dott.ssa Maria Rosaria Monsellato

Consulente fiscale ALAC APPC LECCE

Il cuneo fiscale italiano sta raggiungendo valori limite oltre i quali si ha solo il punto di rottura. Pagare le imposte è un dovere, ma quando il sacrificio è ripagato con il fallimento delle attese, la situazione è drammatica.

Nonostante i contribuenti abbiano più volte manifestato il loro malcontento, nulla è cambiato, anzi, lo scenario è peggiorato!

Il punto, però, è che adesso a dar man forte ai proprietari è stata proprio Bankitalia che nella sua “Relazione Annuale” ha dato fuoco alle polveri.

Ma cominciamo dall’inizio.

In origine vi era l’ICI, l’imposta comunale sugli immobili, che dopo anni di (più o meno) onorato servizio, al 31.12.2011 andò in pensione lasciando il passo ad una nuova imposizione che permettesse di risollevare le sorti di un economia ormai in stallo.

E così dal primo gennaio 2012 fu introdotta l’IMU, una patrimoniale dagli effetti devastanti.

Dopo varie vicissitudini, il suo utilizzo fu limitato per il 2013 (MINI IMU), sebbene nuove soluzioni si stavano già intavolando.

Nel 2014, infatti, fu istituita una nuova imposizione: la IUC, costituita da IMU, TASI e TARI. Tante sigle accomunate da un unico fine: il prelievo.

Essendo la prima conosciuta ormai da tutti, è opportuno comprendere chi siano le nuove arrivate.

La TARI è riferita alla raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, mentre la TASI finanzia i servizi comunali ed è articolata in un tributo per i servizi indivisibili.

Ciò che colpisce di quest’ultima è che per calcolarla si utilizza la stessa metodologia di calcolo per la definizione  dell’IMU. A variare è solo l’aliquota, fissata all’1 per mille, aumentabile fino al 2,5 per mille, sebbene per il 2014 è possibile avere un ulteriore incremento di 0,8 punti percentuali.

Ora, nella “Relazione Annuale” di Bankitalia si fa notare come nel caso in cui il Comune decida di attenersi all’aliquota standard (1 per mille) il prelievo si incrementerebbe di circa il 12% rispetto a quello del 2012. Al contrario se applicasse l’aliquota massima il prelievo complessivo supererebbe il 60%, attestandosi intorno ai livelli del 2012. Non parliamo, poi, della più nefasta ipotesi che si verificherebbe se si dovesse decidere di applicare anche la maggiorazione comunale dello 0,8 per mille: in questo caso si supererebbe il prelievo del 2012.

Non solo. Occorre ricordare che mentre per l’IMU si poteva fruire di detrazioni, lo stesso non vale per la TASI. È, infatti, lasciato al Comune la possibilità, tramite un proprio regolamento, di prevedere riduzioni ovvero esenzioni.

Ciò significa che ancora una volta verranno penalizzati i possessori di abitazioni con valore medio-basso, così come era avvenuto con l’IMU nel 2012.

Occorre tener presente anche un altro aspetto. Quando entrò in vigore l’IMU, il prelievo che derivò dall’imposizione generò un surplus, il c.d. Tesoretto, che il Governo dell’epoca non sapeva come destinare, anche perché si trattava di somme non ancora in suo possesso. Molti contribuenti, infatti, non pagarono l’imposta a causa delle difficoltà economiche che dovevano fronteggiare.

Pertanto, memori di questa esperienza, se da un lato si è cominciato a dare la caccia agli “evasori” dall’altro si è assistito al contestuale aumento della pressione fiscale per rientrare, almeno parzialmente, delle somme che parte della popolazione non è in grado di pagare. Aumentando le imposte, però, aumenteranno anche coloro che non saranno in grado di pagare, instaurando così un circolo vizioso, che sembra non interessare.

Certo è che ancora una volta l’abitazione principale verrà tassata, sebbene con nuovi nomi e nuove modalità. Né può bastare la giustificazione dei conti pubblici in rosso e dell’economia domestica in stallo, quando la cronaca è costantemente piena da scandali per utilizzazioni non lecite di denaro pubblico.

D’altro canto se quanto detto vale per le abitazioni principali, non bisogna dimenticare che il fenomeno delle seconde case e di tutti gli altri immobili (negozi, capannoni, alberghi) ha subito quasi un doppio rincaro, cui si deve sommare la Tasi, il tutto nel più totale silenzio.

Forse ad oggi non si comprende il fenomeno in tutta la sua drammaticità, ma è solo una questione di tempo, basterà aspettare il ritorno dalle vacanze, per la resa pubblica delle aliquote da parte di tutte le amministrazioni locali, che ci daranno ancora una volta il “ben tornati a casa, una casa sempre più cara!”.

 

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