Fatti in condominio Sottostoria di “volevo essere avvocato”

Va bene, ti presento a Francesco De Ritis, solo non dovrai mai scrivere in materia tributaria.
Così disse il dr. Gianni Di Mare. In un primo momento rimasi stupito. Quale pericolo avrei potuto portare io al grande Gianni Di Mare? Egli, oltre che essere il mio capo (già dirigente ed io funzionario di 9° livello) nel ministero delle finanze, era già un affermato autore della casa editrice, con all’attivo diverse decine di pubblicazioni tra saggi e codici, manuali. Io non avevo mai scritto niente ma ero attirato da questo mondo, forse per l’odore della carta appena stampata che mi risvegliava sensazioni di fresco e laborioso forse perché mi sentivo contento ogni volta che andavo alla casa editrice.

All’epoca, eravamo nel 1996 vi lavoravano appena una decina di collaboratori, di cui solo alcuni assunti, gli altri, tutti però laureati, prestavano la loro opera in maniera occasionale e finalizzata ad un libro, una collana, ecc. Certo è che, appena li vidi, mi sembravano degli eletti che si muovevano tra nuvole e cielo.

Quel giorno, portavo con me i primi due capitoli di un libro che mi ero inventato e cioè un libro sul condominio. Non un trattato (troppo difficile) e nemmeno un manuale vero e proprio, non ci avevo mai pensato ma solo una raccolta delle lezioni che, su richiesta del mio amico avv. Nunzio Coti, avevo cominciato a tenere presso il suo studio e per la sua associazione di amministratori di condominio. L’idea era quella di spiegare, a chi mi guardava intontito, perché il diritto condominiale spesso ha principi contrari al diritto ordinario.

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Forse, l’intontimento era dovuto anche all’ora tarda in cui si tenevano le lezioni, visto che la maggior parte di coloro che frequentavano avevano già un lavoro, esse cominciavano alle otto di sera. A dire il vero vi poteva essere anche un’altra spiegazione: ero io che non sapevo spiegare.

All’epoca cominciai dall’avv. Nunzio, poi continuai ad andare in giro a tenere lezioni in materia condominiale, tanto che se ne accorsero in molti. Perfino il presidente dell’Ordine degli avvocati, dopo alcuni anni e diverse pubblicazioni, volle propormi per la nomina di vicepresidente della Commissione locazioni e condominio. Ed allora le lezioni cominciai a tenerle nel Salone dei Busti nel Tribunale di Napoli a Castel Capuano Si proprio in quel salone quello dove c’erano i busti del primo presidente della repubblica De Nicola, quello del Filangieri il primo ministro dei Borbone e di tanti altri illustri giuristi. Io ero lì che parlavo, parlavo, contentissimo dei molti colleghi presenti ma ancora più contento di essere lì in quelle stanze in quel preciso momento. Il mio sguardo era irretito dai busti e per ognuno di loro immaginavo i tempi in cui avevano vissuto: gli odi dei meschini e le ire dei potenti che avevano accompagnato la loro esistenza.

Riprendiamo da Francesco De Ritis, il titolare della casa editrice. Mi fece entrare con un buongiorno dottore, (abbastanza informale) forse si chiedeva perché ero lì. Fu così che senza preamboli, lo sapeva che venivo da parte del dr. Di Mare suo ottimo amico e collaboratore, gli dissi che avevo scritto due capitoli su un libro di cui gli chiedevo se fosse possibile la pubblicazione. Un libro sul condominio.

Caro dr. Cusano ad oggi non abbiamo pubblicato ancora nulla in materia e quindi non siamo nemmeno sicuri che il libro possa avere un suo pubblico, comunque le chiamo la caporedattrice: dr. Paola Salerno: “ Paola, il dr. Cusano ha portato i primi due capitoli di un manuale sul condominio, dacci un’occhiata e se li ritieni validi glielo comunichi. Il dr. provvederà a scrivere i restanti ed a consegnarceli per la pubblicazione.” Il tono era di quelli: va bene ti ho fatto contento, ma sapessi quanta gente si illude di scrivere e poi messa di fronte alla nuda realtà escono dei pastrocchi vergognosi. Tanto non mi è costato niente ed ho fatto contento Gianni.

Dopo che a Gianni avevo fatto una testa così di presentarmi l’editore la risposta mi sembrò più che un impegno una liberazione. In realtà il più era fatto perché il resto dipendeva da me. E’ come quando a qualcuno dei nostri giovani diamo un’occasione raccomandandogli di non sprecarla. Il resto dipendeva da me. Ero in un brodo di giuggiole, di odori sconosciuti, di illusioni dello scrittore Cusano. Non glielo avevo detto a Federico ma io le lezioni (10) o capitoli se parliamo del libro li avevo già pronti per l’intero. Perché esse altro non erano che gli appunti che mi ero preparato volta per volta quando avevo tenuto i corsi sul condominio.

Fu così che, quando mi telefono la caporedattrice dicendomi che i primi capitoli, certo avevano bisogno di rimaneggiamenti e puliture ma tutto sommato potevano andare. Il giorno dopo ero lì e gli consegnai tutto il libro. Avevo paura che se passasse del tempo potessero cambiare idea.

Non aveva detto l’editore, che loro ad oggi non avevano mai pubblicato un libro sul condominio? Ed allora era inutile insistere nel sostenere che dovevo ancora scriverlo e lasciar passare altro tempo. Nel frattempo potevano cambiare idea. I costi di stampa e distribuzione, (pensavo) dovevano essere recuperati ed in fretta e l’editore, che pubblica per mestiere deve essere convinto almeno di questo e solo dopo si può parlare di guadagni. Per me l’importante era che lo pubblicasse il resto veniva dopo. Ed allora Rodolfo portaglielo e basta. Così feci. Fu uno dei giorni più belli della mia vita (dopo quello in cui mio figlio mi dette il primo bacio). Federico non si fece aspettare ed era già insieme alla dr. Paola, quando la porta si aprì ed una delle sue collaboratrici mi fece entrare. La stanza era piccola ma pulita (Federico non ha mai fumato) ed il tepore che entrava dalle luci della finestra aveva odore di primavera e di cose buone. Sapete quando arriva la festa sembra che siano in arrivo tante cose buone, ma se uno vi chiede di che si tratti, non gli sapete rispondere. Era così che mi sentivo. Federico mi apostrofò per primo: caro Rodolfo, il tono confidenziale mi portò al settimo cielo,un editore affermato la seconda volta che mi vedeva mi dava del tu. Bravo Rodolfo disse. Per essere affermato era anche bravo e la contrattazione dei diritti d’autore venne subito. Mi offrì, sempre con la solita canzone della prima pubblicazione in materia condominiale, di darmi una tantum due o tre milioni di lire (io all’epoca guadagnavo come funzionario del ministero delle finanze circa un milione e duecentomila al mese e pensai che non avevo bisogno dell’una tantum). Quasi offeso gli risposi che se lui correva un qualche rischio nella pubblicazione, io ci credevo invece tanto che mi sarei assunto anche il rischio di non essere pagato e che mi sarebbe bastato sottoscrivere un normale contratto dove i diritti di autore sarebbero stati stabiliti in percentuale alle vendite. Così facemmo. Per di più il dr. Del Giudice, quasi a confermare che avevo fatto bene a rifiutare l’una tantum, volle gratificarmi immediatamente aggiungendo nel contratto la consegna di un milione di lire quale acconto sui futuri diritti. Firmai il contratto sotto shock.

Mi trovai fuori dalla casa editrice (all’epoca anche abitazione di Federico) a Posillipo, l’aria non era sufficientemente fredda e cominciai a sudare. Era vero, usciva un libro a mio nome ed in tasca avevo un milione di lire guadagnato scrivendo. Bravo Rodolfo, ti ricordi quando a scuola era proprio l’italiano la tua materia orribilis. Cosa hai da dire adesso? Non è che dentro di te c’era una guerra aperta a quello che eri e che invece volevi essere? Oppure tutto è molto più semplice: ti ci sei ritrovato per caso. In ogni caso, adesso però la sfogliatella da Scaturchio non me la leva nessuno, tanto per tornare in ufficio ci devo passare davanti.

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