Il Verde Verticale

Arch. Ida de Falco – “Il condominio Nuovo”


“Verticale”, ovvero il clichè dell’architettura.

Nel mondo dell’architetto la dimensione si incarna nella fantasiosa idea di creare un’urbanizzazione verticale, che riempia il vuoto creato dalle reti di trasporto sovrapposte e intrecciate in maglie ibride, a creare il sistema linfatico vitale e allo stesso tempo tossico della città.

Vertical green, o “biowalls”, o giardini verticali o walls complex, o “muri viventi”, rappresentano un ribaltamento del rapporto tra figura – edificio (verticale) e sfondo – terra (orizzontale), la possibilità di lasciare un’impronta ecologica alternativa ai corridoio ecologici sempre più scarsi.

Il verde verticale negli ultimi anni ha preso sempre più piede sia in indoor che outdoor, partendo dal brevetto del suo inventore Stanley White Hart, nel 1938; sarà poi Patrick Blanc, nel 1988, con la creazione una delle più famose pareti verdi al Musée du Quai Branly a Parigi , designato il padrino del “muro vegetale”, a scatenare una rivoluzione in architettura sostenibile.

La realizzazione di una parete verde parte innanzi tutto dalla scelta della tipologia di sistema e della specie delle essenze. Esiste un Verde verticale Tradizionale, di tipo rampicante:
esso sfrutta la capacità delle piante rampicanti di aggrapparsi a strutture di sostegno adeguate per costituire quella che è a tutti gli effetti una tenda verde. La seconda tipologia sono veri e propri giardini verticali, costituiti da pannelli in cui vengono inserite piante che normalmente si trovano nei nostri giardini.

Queste vengono coltivate utilizzando il sistema idroponica con sistema di irrigazione a goccia: strutture-vassoio che possono essere sia free-standing o attaccato alle pareti. Il sistema idroponico è spesso usato per creare una successione di periodi secchi e quelli umidi, le piante spesso
precoltivate off-site abbracciano le essenze più varie, non ultime erbe, verdure e ortaggi, in un disegno che varia a seconda che si usino sempreverdi, che cambieranno colore, che mantengano le foglie, etc. idonee tutte a creare delle vere e proprie opere d’arte.

La prima conseguenza evidente dell’utilizzo di una parete verde è quella di realizzare un’architettura verde, nuovi spazi verdi interprete di una nuova arte urbana improntata allo spirito della più autentica biofilia, che riporti la natura ed il suo effetto benefico negli ambienti urbani. Un muro
verde ben progettato nelle scelta delle essenze migliora drasticamente l’aspetto di un edificio, aggiungendo colore e texture sempre di moda. Ma la scelta di realizzare una parete verde porta con sé vantaggi e ricadute ambientali atte a migliorare la qualità dell’aria, fornire benefici per la
salute, migliorare l’isolamento termico degli edi!ci costituendo una seconda pelle, sia di edifici nuovi che ristrutturati.

Il Tokyo Institute of Technology ha dimostrato che le pareti verdi riducono la perdita dell’energia degli edifici, isolandoli riducendo i costi energetici per il riscaldamento d’inverno; evitando irraggiamento diretto dei raggi solari sulla parete, che non si scalda e non irradia il calore all’interno
d’estate. L’evapotraspirazione delle foglie abbassa la temperatura dell’aria creando un microclima circostante che mitiga l’effetto urbano di ‘isola di calore’ e, all’interno, riduce la necessità di raffreddare l’edificio.

Le pareti verdi, in più, contribuiscono a catturare le polveri sottili (PM10)
in ambiente urbano, filtrando e assorbendo gli agenti inquinanti. Ma potremmo dilungarci sugli effetti benefici dovuti alla riduzione dei livelli di rumore e più in generale all’impatto positivo sul morale e sul benessere dell’individuo.

La progettazione di una parete verde esterna si basa fondamentalmente
sulle caratteristiche climatiche ed ambientali della zona, vengono scelte le piante giuste per il luogo specifico ed anche per il microclima presente in quella zona urbana e la sua esposizione. In tal senso questo sistema costruttivo non è riducibile ad una tecnica eco-friendly, ma come un “sistema ecologico”, “non inteso come qualcosa che abbia a che fare con la protezione della natura, bensì come qualcosa che l’ambiente forma, il prodotto della profonda interazione di geografia, clima, economia, demografia, tecnica e perché no arte e cultura. L’architettura come parte integrante del paesaggio, non in senso strettamente naturalistico, ma
strutturato sull’emergere di un nuovo sentire fondato su un’idea di natura come costruzione culturale, prima che formale”

(cit. L.Garofalo, C.Baglivo).

Tratto dalla rubrica “Attualità” Il Condominio Nuovo. Per leggere molti altri interessanti articoli collegati a: shop.ilcondominionuovo.it e abbonati alla rivista.

 

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